La decisione degli Stati Uniti è stata incentivata dalla preoccupazione sulla presenza della Cina nell’Onu.
Sei anni dopo il ritiro deciso da Donald Trump, gli Stati Uniti decidono di nell’organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura. Ad annunciarlo è stata Audrey Azoulay, direttrice generale dell’Unesco, riunendo tutti i rappresentanti dei 193 paesi membri.
Il motivo del rientro nell’Unesco degli Usa
Tuttavia, gli Usa sono tenuti a pagare le quote arretrate per un totale di circa 620 milioni di dollari. Perché allora prendere questa decisione? La risposta sta nel desiderio di Washington di supervisionare più da vicino i lavori dell’agenzia Onu, che potrebbero lasciare troppo spazio alla Cina sulla definizione di standard sull’intelligenza artificiale e sull’educazione alla tecnologia.
Gli Stati Uniti, quindi, si dicono pronti a stanziare 150 milioni di dollari nel 2024, per coprire il proprio contributo annuale e iniziare a pagare gli arretrati accumulati. Il loro ritorno è previsto già nel mese di luglio, ma la procedura dovrà essere convalidata dagli Stati membri.
Il ritiro di Trump
Nel 2017, Donald Trump aveva decido il ritiro degli Stati Uniti dall’organizzazione, dopo l’ingresso della Palestina. L’allora Presidente aveva giustificato la sua scelta a causa di un “continuo pregiudizio anti-israeliano” a seguito della nomina della città di Hebron come Patrimonio dell’Umanità.
Inoltre, Trump criticato il costo finanziario ritenuto eccessivo, proprio da lui che è sempre stato poco propenso a sostenere le organizzazioni multilaterali.
Il peso della Cina
Dopo la sua elezione, Joe Biden aveva già annunciato l’intenzione di far tornare il Paese nell’organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura. Come spiega il segretario di Stato Antony Blinken, si trattava già all’epoca più di una questione geopolitica che di cultura e patrimonio.
Questo perché la Cina, in assenza degli Usa, stava influenzando il corso del dibattito e delle azioni all’interno di istituzioni multilaterali come l’Organizzazione mondiale della sanità e l’Unesco. Negli anni la Repubblica popolare è diventata persino il primo paese per contributi obbligatori, per circa 50 milioni di dollari l’anno.
In questo modo Pechino ha assunto il diritto di avere il personale più numeroso all’interno dell’organizzazione Onu, esprimendo così la sua opposizione a eventi come ad esempio la Giornata della libertà di stampa.